Diario di bordo
E' un periodo che ad esser normali si marca male. Giu' sul pianeta non si puo' piu' vivere. Ogni tanto parte un'onda psicotica di massa e tutti ci saltano sopra giulivi senza porsi il problema di dove stiano andando.
Io non ci riesco. Non ce la faccio.
Quante volte mi sono detto 'Ma dai, smettila di torturarti, fai come gli altri e mettiti in fila'. Non c'e' niente da fare.
Prima di convincermi a cavalcare un'onda ho bisogno di capire se quella e' un'onda giusta. Giusta per cosa? Non saprei, giusta per non rischiare di ritrovarsi spiaccicati sugli scogli, per esempio. Se poi oltre al rifiuto della ragione anche la pancia si ribella e gorgoglia allora scatta il segnale d'allarme.
Per comprovata esperienza so che quello e' un chiaro avvertimento di pericolo incombente. Significa che c'e' qualcosa che non quadra, qualcuno gioca sporco o non la sta raccontando tutta, cosi' istintivamente mi metto sulla difensiva e allungo le antenne.
Fatto sta che quella fissa maniacale sulla bellezza non l'ho mai digerita.
La domanda e': Che accidenti ci faccio qui?
Quello che e' successo ha dell'incredibile. Roba dell'altro mondo.
Il piu' complessato tra tutti i megalomani e' riuscito nella folle impresa che tanti altri prima di lui avevano miseramente fallito, diventare il padrone del mondo.
Il buffo della cosa e' che ci e' riuscito usando la piu' stupida tra le armi disponibili, la vanita'. L'intuizione che stimolare l'essere umano nel suo aspetto piu' superficiale, ovvero l'aspetto fisico, potesse essere una molla tanto potente non l'aveva mai avuta nessuno prima di quel sadico di Uma.
Sul fatto che l'uomo sia mediamente un cretino non e' che ci siano mai stati grandi dubbi, pero' pensare che bastasse andare a stuzzicare la sua vanagloria per soggiogarlo bisogna ammettere che e' stato un colpo da maestro.
Negli ultimi giorni prima della decisione di lanciarmi nello spazio la mia vita comincio' a somigliare ad un incubo.
Appena sveglio accendevo il monitor sul canale nazionale per ascoltare le ultime notizie e mi ritrovavo davanti a mezzibusti che, con le loro improbabili facce e senza nessuna reazione emotiva, leggevano liste lunghissime di catastrofi e massacri sparsi in ogni sperduto angolo del pianeta. L'unica preoccupazione che lor signori avevano era di risultare abbastanza melliflui ed attraenti per il popolo dei supini spettatori.
Sulla metro incontravo sempre meno persone con caratteristiche fisiche naturali. Vagoni pieni di corpi flaccidi e plastificati piu' altri esseri misti che si intuiva avevano da poco cominciato la metamorfosi.
Le caratteristiche tipiche degli esseri in transizione erano ben evidenti: facce con bocche a canotto, occhi tirati, naso minimale, zigomi in rilievo, niente rughe e una sola espressione disponibile, la classica espressione della porchetta sullo spiedo.
Oh, che uno fosse incacchiato o felice non si capiva. Tutti portavano in giro lo stesso identico sguardo di finto stupore scolpito addosso.
Il bello e' che in realta' nessuno di loro poteva piu' stupirsi di alcunche'.
Tutte le cellule atte a manifestare le emozioni stavano per essere lentamente ma definitivamente cancellate dalle nuove protesi.
Da un luogo indefinito oltre l'orbita terrestre:
Che accidenti ci faccio qui?
Oramai cominciavo a disperare. I messaggi criptati che mandavo settimanalmente nell'etere non ricevevano da tempo alcun tipo di risposta.
Io mezzo nudo, la parte sotto, e sospeso appena fuori dall'atmosfera di quel pianeta diventato ostile, galleggiavo nel vuoto dentro la mia micro capsula in una posizione quasi comica, seduto come un emorroidico su qualcosa di simile ad una tazza del cesso larga 50 cm con un foro al centro, e stavo seriamente pensando di essere ormai spacciato.
Pure il trasmettitore a ioni di fosforo ogni tanto perdeva colpi.
Le batterie ad energia solare che mi assicuravano la sopravvivenza andavano spesso in riserva e dai pannelli alari riuscivo a catturare attraverso un flebile cono di luce il minimo indispensabile per far funzionare il sistema di ossigenazione.
L'operazione di ricarica mi costringeva ad abbandonare il rifugio sicuro per circa una mezz'oretta al giorno. Grazie a quei pochi minuti, in cui peraltro ero potenzialmente indifeso ed individuabile, riuscivo a riempire le batterie del veicolo per poter resistere ancora un altro giorno.
Andava avanti cosi' da un bel po', ogni giorno ripetendo la stessa operazione, ogni giorno col terrore di essere individuato ed eliminato.
Per non dare punti di riferimento a chi mi stava cercando cambiavo ogni volta orario di ricarica e anche posizione. Tutti accorgimenti che servivano a confondere le idee per rendere difficile intercettare le mie esatte coordinate spaziali.
Le giornate nel vuoto cosmico non passano mai.
Si vabbhe' avevo a disposizione i segnali di molti satelliti, piu' di diecimila canali televisivi, ma di trasmissioni decenti non se ne parlava proprio.
Il 99% dei palinsesti era sotto il rigido controllo dei nuovi invasori e trasmettevano incessantemente pubblicita' di attrezzi ginnici che promettevano di riuscire a scolpire su chiunque, anche su una balena e in pochi giorni, dei meravigliosi glutei rassodati, nuove pance piatte, e l'eliminazione definitiva della cellulite.Volendo bastava aggiungere qualche iniezione miracolosa per dei ringiovanimenti da sballo e corpi da adolescenti.
Il restante 1% delle stazioni TV era formato dalle 107 di Porno 24 ore su 24 e dagli unici 2 canali decenti, che mandavano in onda vecchi documentari su com'era il pianeta prima dell'epidemia.
Le citta', la gente, la natura. Che meraviglia!
Gli animali, ma anche le piante, i fiori e persino gli insetti, che normalmente avrei considerato schifosi, avevano, visti dallo spazio, un alone di eternita' che mai avevo considerato prima.
Passavo ore e ore a visionare quegli antichi filmati sperando di scoprire un luogo adatto per tornarmene sulla terra, ma immancabilmente finiva che mi commuovevo ai ricordi del tempo andato, e mi addormentavo sognando facce, case, panorami e tramonti ormai lontani per sempre.
Diventavo ogni giorno piu' debole e allucinato, ogni giorno piu' stanco e con la speranza ridotta al minimo.
Ero destinato a restare li'?
Da solo?
In orbita per quanto tempo?
Il penultimo degli animali pensanti, il penultimo degli umani. Chissa'.
Il sole per necessita' mia, per la mia incolumita', illuminava l'emisfero opposto a quello dov'ero, questo grazie al fatto di essere riuscito a collocare la capsula in posizione stazionaria, sicche' restavo per lo piu' fermo in un punto nello spazio mentre il pianeta ruotava su se stesso, avendo quindi il suo lato in ombra come mia ordinaria visuale.
Avevo scelto quella posizione convinto che fosse il nascondiglio ideale, e al momento le cose mi stavano dando ragione.
Il giorno prima del lancio preso dall'urgenza di andarmene avevo compilato una specie di memorandum sulle cose da portare con me.
Pareva che stessi partendo per le ferie.
Calzini? Calzini.
Pantofole? Pantofole.
Rasoio, spazzola, schiuma da barba, dentifricio e cosi' via spulciando gli oggetti dalla lista man mano che li caricavo nel piccolo bagagliaio della capsula.
Come beni alimentari avevo caricato una decina di piantine di pomodori in vaso, tre scatoloni di spaghettini n.7, due vasche di terriccio seminate a insalata da taglio, del rosmarino vulgaris, una treccia d'aglio, cinquanta chili di caffe' macinato fresco (eh no, senza caffe' non si va da nessuna parte), una bottiglia di olio extra-vergine di oliva, una di grappa artigianale + un centinaio di sacchetti di semi di zucca tostati.
Per ogni evenienza decisi all'ultimo momento di portare con me anche un panetto di carboidrati concentrati, un lingotto da dieci chili, che poteva assicurarmi la sopravvivenza anche per 5 anni.
Oddio, un tempo decisamente esagerato rispetto alle mie intenzioni.
Infatti partii convinto che quel mio tentativo di scampare al virus che stava infestando il mondo non sarebbe durato che per una o due settimane al massimo, giusto il tempo di capire dove era meglio paracadutarmi con la capsula per restare fuori dal raggio dell'infezione.
Dal diario di bordo risultava che fossi lassu', nel vuoto cosmico, da piu' di un anno. Mi sembro' impossibile.
Mi stavo convincendo che nessuna forma di vita biologica naturale fosse sopravvissuta alla presa del potere da parte dei Siliconici e del loro grande capo Uma Chunga.
Il contagio era partito chissa' da dove e da chi, ma in maniera subdola e senza proclami o preavviso.
Grazie ad una pubblicita' martellante tutti si erano fatti velocemente convinti di poter riavere il corpo e la bellezza dei vent'anni, quindi la giovinezza perduta. Niente lasciava supporre che quelle innocenti operazioni di chirurgia estetica potessero nel giro di poco tempo diventare le armi di controllo per la conquista della Terra.
All'inizio erano solo che delle stupide protesi che tiravano, riempivano, reggevano la parte biologica degli esseri umani. Poi quelle sacche di materiale plastico hanno cominciato a prendere il sopravvento e a divorarsi muscoli, pelle, ossa e neuroni, trasformando le persone in ammassi amebici di sostanza molliccia e reazioni emotive nulle.
Le citta' del mondo, le metropoli, ma anche i paesini piu' sperduti del globo si erano cosi' trasformati in colonie dei nuovi esseri, tutti cloni perfetti del capo supremo, e tutti con la sua stessa identica faccia.
Tutti con un'unica sinapsi lasciata a pilotare quella specie di agglomerato vischioso che era diventato il corpo, e tutti che, collegati al segnale del rice-trasmettitore centrale, rispondevano ai comandi del manovratore occulto, il perfido Uma, nascosto da qualche parte sul pianeta.
Lui era il mio nemico, io ero il suo.
Lui sapeva che io c'ero e anch'io sapevo che c'era lui, ma nessuno dei due era a conoscenza di dove si fosse nascosto l'altro.
Dalle pochissime notizie che ero riuscito a raccogliere prima del lancio in orbita mi ero fatto convinto che lui, ma poteva benissimo anche essere una lei, si fosse nascosto da qualche parte nella regione Artica, il luogo ideale per mantenere gli organi biologici in lento, lentissimo invecchiamento. Probabilmente anche lui/lei sapeva che io invece ero parcheggiato da qualche parte nello spazio e chissa' da quanto stava cercando di capire dove fossi visto che da terra aveva la possibilita' di perlustrare l'atmosfera attraverso i numerosi satelliti spia piazzati nel tempo da russi, americani, cinesi e arabi.
Tutto sommato mi era andata bene.
Avevo cercato e ad essere onesti casualmente trovato una posizione che mi metteva al riparo da occhi indiscreti.
Praticamente ero nascosto in un cono d'ombra tra cinque vecchi satelliti in disuso e come un pirata spaziale sfruttavo il raggio dei loro vetusti segnali per spedire a terra i miei accorati messaggi alla ricerca di altri umani sopravvissuti.
Purtroppo era ormai evidente che eravamo rimasti in due.
Gli ultimi due esseri biologici di tutto il pianeta, gli ultimi due con cervelli funzionanti, con memorie piene di ricordi, e povere anime in cerca del paradiso promesso ma mai trovato.
Si, due umani, due acerrimi nemici.
Il giorno in cui mi resi conto che qualcosa non funzionava, fu quando il mio amico Toni comincio' a sputare frasi sconnesse dalla bocca. Lui, un vecchio compagno di lungo corso, comincio' a parlare di azioni, borsa e titoli miracolosi.
Ma quando mai???
No, non era possibile che uno come lui facesse di quei discorsi, e certamente non li avrebbe mai fatti se fosse stato nel pieno possesso delle sue facolta' mentali. Fatalita' si era appena fatto fare un intervento gratuito offerto dalla ASL per togliere un inizio di pancetta tipico della mezza eta'.
Gia' che c'era l'operatore gli consiglio' di farsi anche delle iniezioni per potenziare le tartarughe intercostali, il tutto sempre a spese dell'azienda sanitaria pubblica.
Cazzo, non esiste che l'azienda sanitaria pubblica faccia di quelle prestazioni... e a gratis per di piu'.
No, no, era evidente che c'era sotto qualcosa di losco.
Difatti il Toni nell'arco di qualche giorno comincio' a perdere coscienza di se e nel giro di poco tempo completo' la trasformazione diventando anche lui un bambolotto gommoso decerebrato al servizio del sistema.
Io c'ho provato a distoglierlo dal fare quell'intervento, eccome se c'ho provato, ma non c'e' stato verso di dissuaderlo.
Si era convinto dell'operazione primo, perche' non costava niente, e due, per le insistenze di sua moglie la Cinzia, che sognava di riavere il fustacchione del marito cosi' com'era quando l'aveva conosciuto vent'anni prima, magro, muscoloso e con la pelle ambrata dal sole preso quotidianamente al cantiere. Il Toni aveva una certa fama come muratore specializzato nella costruzione di muri a secco.
Capite che non era possibile che il compagno Toni, da sano, mi facesse una pappardella sulla convenienza di investire in titoli della 'Silicon Medanum', titoli che fino al giorno prima non sapeva nemmeno che accidenti fossero, per di piu' conoscendo la sua pessima considerazione per quelli che in borsa speculavano con i soldi degli altri, gente che abitualmente bollava con l'appellativo di 'Iene trescose ridens'.
Ora, per la verita', di quello che normalmente fanno o non fanno gli altri non e' che mi sia mai importato un gran che.
In fondo ho sempre pensato che ognuno e' libero di fare quello che vuole della sua faccia e anche della sua vita.
Il problema e' diventato tale quando hanno cominciato a trasformarsi anche gli amici, persone che in teoria conoscevo da una vita e che improvvisamente mi trovavo davanti senza piu' sapere chi fossero.
E' da non credersi ma ero arrivato al punto che non riuscivo piu' a distinguerli, amici e nemici erano diventati assolutamente identici.
Parlavano si comportavano e ragionavano(!) nella stessa identica maniera.
Mi sembrava di vivere in un laboratorio di cloni, e l'unico particolare che li distingueva veniva fuori solo la domenica pomeriggio quando ognuno si vestiva con colori diversi e sbraitava frasi concitate all'indirizzo di 23 anabolizzati giovinastri in pantaloncini corti e scarpe con i tacchetti, 11 vestiti di un colore + 11 di un altro e uno col fischietto vestito di nero, che sudavano, sgomitavano, bestemmiavano e sputavano, miii quanto sputavano, rincorrendo una palla su un campo di erba sintetica verde smeraldo.
Cio' nonostante ancora non mi era scattato un vero segnale d'allarme fino a quel giorno, fino al giorno che anche l'amico Toni, direi quasi il fratello, non mi si paro' davanti ripetendo parola per parola lo spot pubblicitario di quella insopportabile promozione 'Tutto ti gira intorno', che occupava prime pagine e schermi ogni dieci minuti invitando a sottoscrivere i miracolosi, secondo loro, titoli della 'Silicon Medanum'.
Ad ascoltare quella pubblicita' le uniche cose che giravano a me erano le budella e le palle, le mie povere palle piene.
E li' casco' il pero.
Non potevano piu' essere solo che delle coincidenze, tutta quella gente ridotta al minimo, no non poteva essere solo un caso.
Quei poverini avevano subito un vero e proprio distacco del cervello.
In qualche modo erano stati soggiogati e sottomessi ai voleri di una mente perversa e totalitaria che non si sarebbe fermata fino a che ne fosse rimasto immune anche uno solo.
A quel punto mi sembro' evidente che doveva esserci un piano ben preciso per dominare il pianeta, ed era meglio stare con occhi e orecchie bene aperti prima di finire anch'io tra i Lumacones, i nuovi replicanti gommosi con la faccia da porco e il resto da lombrico, i nuovi abitanti del pianeta terra.
Fu cosi' che all'alba del mio cinquantesimo compleanno, senza salutare nessuno, chiusi il gas, staccai la corrente ed uscii di casa.
Un giro di chiave alla porta.
Girandomi fui baciato da un bellissimo sole che stava spuntando in cielo. Socchiusi gli occhi e per l'ultima volta annusai il profumo del gelsomino arrampicato all'ingresso.
Poi accesi i motori della capsula Eretica e con un groppo al cuore partii.